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Home›CRONACA›Bari, duro colpo al clan Parisi-Palermiti-Milella di Japigia: 12 arresti e 3 obblighi di dimora

Bari, duro colpo al clan Parisi-Palermiti-Milella di Japigia: 12 arresti e 3 obblighi di dimora

di Redazione
5 Dicembre 2019
Bari
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I controlli dei carabinieri


I carabinieri del comando provinciale di Bari, alle prime ore di questa mattina, hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti, sia capi che gregari, del clan Parisi-Palermiti-Milella, egemone nel quartiere Japigia ma con ramificazioni in tutta la provincia.

Delle 15 ordinanze, 12 sono in carcere e 3 di obbligo di dimora e contestuale presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

I reati contestati, a vario titolo, sono:

– promozione, organizzazione e partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”, “hashish” e “ marijuana”;

– spaccio di sostanze stupefacenti delle suddette tipologie;

– detenzione in concorso di un arsenale, costituito da numerose armi da fuoco, da guerra e comuni, talune anche clandestine, nonché migliaia di munizioni per le stesse. 

Le indagini traggono origine da un eccezionale intervento eseguito il 16 ottobre 2014, da parte dei militari di Barletta, all’interno di un appartamento ubicato all’ultimo piano di una palazzina della periferica via Di Vagno, del quartiere Japigia di Bari, adibito ad arsenale/deposito.

In quei locali, infatti, vennero trovate e sequestrate più di 40 armi da fuoco, comuni e da guerra, tra cui fucili d’assalto AK 47 kalashnikov, pistole mitragliatrici, fucili calibro 12 e numerose pistole, nonché migliaia di munizioni.

Nello stesso appartamento si procedette anche al sequestro di 10 chili di cocaina, parte della quale già suddivisa in dosi, pronte per la commercializzazione al dettaglio.

Nella circostanza venne arrestato, in flagranza di reato, un 66enne, affittuario dell’appartamento, oggi destinatario della custodia in carcere.

Tale operazione determinò l’avvio di altre indagini finalizzate a individuare a quale gruppo criminale cittadino fossero riconducibili le armi e la droga sequestrata. 

Le indagini così sviluppate attraverso accertamenti tecnico scientifici, un’articolata rete d’intercettazioni di conversazioni telefoniche e tra presenti, corroborate da servizi di video sorveglianza remotizzata dei luoghi e dinamici, di osservazione, controllo e pedinamento, hanno consentito di accertare la riconducibilità di quanto sequestrato al gruppo criminale Parisi-Palermiti-Milella e, in particolare, alla frangia diretta da Domenico Milella, di 39 anni.

Quest’ultimo, all’epoca del sequestro, si trovava nel carcere di Taranto in custodia cautelare per altre vicende penali.

Tuttavia, attraverso la visualizzazione di una telecamera di sicurezza posizionata nel pianerottolo dell’abitazione di via Di Vagno, è stato possibile riscontrare che quei locali erano frequentati da molti indagati, quasi tutti gravitanti nel circuito criminale di Milella.

Tra questi Giuseppe Gelao, ucciso il 6 marzo 2017 in un agguato in cui venne ferito anche un altro degli attuali indagati, Antonino Palermiti.

Ancora, impronte dattiloscopiche dei visitatori dell’arsenale/rifugio, sono state trovate su alcune delle armi. 

È stato poi Domenico Milella, attraverso il proprio genitore (destinatario a sua volta della misura cautelare dell’obbligo di firma e contestuale presentazione quotidiana alla P.G.) a farsi carico delle spese legali e di sostentamento della famiglia del custode delle armi e della droga sequestrate.

La prosecuzione delle indagini, quindi, alla fine del 2014, ha permesso di ricostruire la vita e l’operatività dell’organizzazione criminale, successivamente alla scarcerazione da Taranto di Domenico Milella, e al suo trasferimento a Pescara, per proseguire la detenzione in regime degli arresti domiciliari.

Pertanto, in quell’arco temporale, tra il 2015 ed il 2016, è stata accertata: 

– l’operatività della consorteria nel settore del traffico, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere Japigia di Bari. In tal senso, l’abitazione di Pescara dove il Milella era in detenzione, costituiva continua meta di visite da parte di sodali e affiliati, i quali aggiornavano il capo dell’andamento degli affari illeciti attesi e con il medesimo concordavano le linee strategiche a cui attenersi per la condotta di affari criminali;

– l’intervento diretto da parte del Milella, capo e promotore dell’organizzazione, in concorso con altri sodali, in occasione di contrasti sorti in seno al sodalizio, ovvero con terzi rivali. Sul punto rilevano:

* l’esplosione di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio al Circolo U.C. Japigia avvenuta il 15 marzo 2015, sulla proprietà del genitore di un soggetto che si era reso responsabile del ferimento, a colpi d’arma da fuoco, di un gregario dell’organizzazione. Di tale azione di fuoco si era reso protagonista Domenico Milella, approfittando di una sua convocazione presso il Tribunale di Bari, senza scorta, in occasione di un processo che lo vedeva quale imputato. Per tali condotte il Milella è stato già condannato con sentenza di primo grado (confermata in Appello) alla pena di anni 3 e mesi 8 di reclusione, nonché al pagamento di euro 6.400,00 di multa;

* l’intervento intimidatorio posto in essere dal vertice del gruppo criminale nei confronti di un gregario responsabile di aver picchiato, arbitrariamente e senza preventiva autorizzazione, un proprio sodale, a causa di incomprensioni sulle modalità di custodia di una partita di narcotico;

– l’articolata e complessa attività di spaccio posta in essere dall’organizzazione nel quartiere Japigia di Bari, attraverso una folta rete di spacciatori i quali, per la commercializzazione al dettaglio del narcotico si avvalevano di criptiche procedure di comunicazione telefonica, nonché di numerose e sempre nuove utenze telefoniche radiomobili fittiziamente intestate a terzi.

In tale contesto, nel corso delle indagini, si è proceduto anche all’esecuzione di sequestri probatori di droga e contestuali arresti di spacciatori.

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