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STORIE
Home›STORIE›Perché festeggiamo ancora il 25 aprile? La parola ad Alessandro Barbero

Perché festeggiamo ancora il 25 aprile? La parola ad Alessandro Barbero

di Redazione
25 Aprile 2020
Torino
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Alessandro Barbero, fonte: wikipedia


“Perché il 25 aprile?” non è una domanda oziosa. E io credo che anche la risposta non sia ovvia. In Italia oggi (ma già da parecchi anni) le celebrazioni del 25 aprile stanno attraversando una fase di trapasso, di transizione. Quelli che c’erano sono rimasti in pochi. Non c’è quasi più nessuno che ricordi davvero cosa volesse dire vivere nell’Italia di allora e che cosa sia stata quella guerra. 

Oggi viviamo in un mondo diverso. La stragrande maggioranza della gente è nata dopo e vive in un presente carico di preoccupazioni; ha davanti a sé un futuro pieno di incognite se non di paure ed è anche comprensibile che per tanta gente questi fatti così lontani nel tempo non vogliono più dire molto. E anzi io credo che noi storici dobbiamo accettare l’idea che verrà un giorno in cui il 25 aprile, la Resistenza in generale, sarà ricordata come oggi ricordiamo il Risorgimento. Come un avvenimento storico di cui si parla nei libri. Conosciamo i nomi di quei personaggi, di quegli eroi, di quelle battaglie perché li abbiamo studiati a scuola, ma non riusciamo più a capire veramente chi fossero. A condividere la loro visione del mondo, a capire perché erano disposti a farsi ammazzare.

Succederà anche alla Resistenza e non c’è niente da fare, bisogna accettarlo.

Però il 25 aprile nell’Italia di oggi non è a rischio per l’indifferenza di una moltitudine di persone che vivono in un mondo diverso e legittimamente pensano al futuro e non al passato. Non è questo il punto.

A me sembra che il 25 aprile nell’Italia di oggi sia a rischio soprattutto perché c’è una parte del Paese che ha imparato dalle proprie famiglie che il fascismo non era poi così male e che Mussolini in fondo ha governato bene, ha fatto tante cose buone. E i partigiani invece erano dei poco di buono, dei delinquenti e che tutta la retorica che si è fatta da allora in poi sulla Resistenza è esagerata, insopportabile.

E poi ci sono quelli che fanno finta di credere che la Resistenza l’abbiano fatta solo i comunisti. Come se a Torino la Liberazione, la Casa del Fascio presa dai partigiani non fosse stata ribattezzata “Palazzo Campana” in onore del marchese Cordero di Pamparato, ufficiale di carriera, medaglia d’argento in Africa, nobile, cattolico e comandante partigiano.

Ci sono quelli che siccome loro sono di destra, i nazionalisti, arricciano il naso quando sentono “Bella Ciao”, una “canzone comunista”. Quando questa è una canzone in cui si parla di un italiano che si sveglia al mattino e trova il Paese invaso dallo straniero e decide di andare a combattere. Bel modo di essere italiani l’ostentare disprezzo per questa canzone.

Ma è proprio a questa gente – io credo – che il 25 aprile dovrebbe parlare. E’ a loro che dobbiamo rivolgerci per dirgli “i vostri padri, i vostri nonni sono stati fascisti, hanno creduto in Mussolini e va bene. Un sacco di gente perbene è stata fascista e ha creduto in Mussolini. Questo nessuno ha paura di dirlo. Ma voi davvero avreste preferito che vincessero Hitler e Mussolini? Davvero avreste voluto che le camere a gas continuassero a ingoiare gente? Davvero preferireste vivere nell’Italia delle leggi razziali e della camicia nera invece che in questa nostra Italia uscita dalla Resistenza?”.

Io credo che anche queste persone che ostentano disprezzo per il 25 aprile, che rifiutano di celebrarlo, farebbero molta fatica a rispondere a queste domande. 


Il presente testo è stato fedelmente trascritto da un intervento odierno del prof. Barbero su YouTube (che qui mostriamo integralmente). Crediti: @nimal4

 

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