Trent’anni fa la Vlora sbarcò a Bari. Decaro: “Non siamo terra di frontiera, ma di cerniera”
Oggi, domenica 8 agosto, la Città di Bari ricorda il trentennale dell’arrivo della nave Vlora, che arrivò nel porto barese con circa 20 mila migranti albanesi in fuga dal regime comunista filo-cinese.
La giornata si è aperta con un omaggio dell’amministrazione comunale alla memoria dell’ex sindaco Enrico Dalfino: alle 10.30 il sindaco Antonio Decaro ha deposto una corona di fiori presso il monumento dedicato a Dalfino nella sala consiliare di Palazzo di Città alla presenza dei sindaci di Durazzo, Emiriana Sako, e di Tirana, Erion Veliaj, dell’ambasciatore d’Italia a Tirana Fabrizio Bucci, del console generale della Repubblica di Albania a Bari Gentiana Mburimi, dei familiari di Enrico Dalfino, di alcuni degli amministratori comunali che gestirono l’emergenza nel 1991 e dell’arcivescovo di Bari e Bitonto, mons. Giuseppe Satriano.
“Nel trentennale dell’arrivo nel porto di Bari della nave Vlora – ha esordito Decaro – non possiamo non rendere omaggio alla memoria di Enrico Dalfino, a cui questa sala consiliare è dedicata. Ed è un’emozione particolare, per me, farlo oggi, alla presenza dei figli, Giuseppe e Lidia, della moglie Anna, di alcuni dei testimoni dell’epoca, come Gianni Di Cagno, Mimmo Magistro, il comandante Saverio d’Alonzo e il capo di Gabineto Vito Leccese, nonché dei sindaci di Durazzo e Tirana che qui testimoniano l’abbraccio sincero che anche la comunità albanese rivolge alla memoria di Dalfino. C’è un’immagine molto bella che fa da contraltare alle giornate drammatiche di quella emergenza umanitaria: quella di una scritta apparsa sui muri di Bari in quei giorni (W sindaco di Bari), catturata dall’obiettivo di una macchina fotografica”.
“La notte dell’8 agosto 1991 – ha proseguito il sindaco -, il destino ha voluto che fosse proprio Enrico Dalfino a farsi interprete diretto di quei principi di apertura e accoglienza che sono nello Statuto della città: Bari è una “comunità aperta”. Il caso vuole che fu proprio il Consiglio comunale guidato dal prof. Dalfino ad approvare, qualche mese prima dell’agosto 1991, lo Statuto cittadino. La vocazione storica ad essere terra non di frontiera ma di cerniera, città che unisce e non divide popoli, fedi e culture, è inscritta nel DNA dei baresi”.
“Bari – ha aggiunto Decaro – è una città di mare, di approdi, di partenze. Per secoli è stata attraversata da popoli e culture differenti. Queste sono le radici più profonde dello spirito barese e Dalfino le seppe interpretare con passione civile e coraggio. Quel messaggio di solidarietà e speranza che Dalfino rivolse trent’anni fa al Paese e alla città, appellandosi ai valori costituzionali di eguaglianza, ora non solo è scolpito per sempre sui lungomari delle città di Bari e Durazzo città, ma è per sempre impresso nei nostri cuori”, ha concluso il primo cittadino.
Qualche minuto prima della cerimonia in sala consiliare le delegazioni barese e albanese hanno voluto rendere omaggio a Luigj Gurakuqi, politico e scrittore albanese assassinato a Bari nel 1925, deponendo una corona di fiori sotto il toponimo stradale dedicato al patriota albanese in corso Vittorio Emanuele ad angolo con via Cairoli.
Intanto è in corso, nel Teatro Piccinni, l’incontro organizzato dalla Fondazione Feltrinelli “Il lungo viaggio dei diritti. Bari: a trent’anni dallo sbarco dei cittadini albanesi”, terza data live del Calendario Civile organizzata dalla fondazione in collaborazione con il Comune di Bari e One Bridge to Idomeni onlus.
A portare la loro testimonianza il giornalista allora inviato del Manifesto Guido Ruotolo, l’avvocato Gianni Di Cagno, che al tempo sedeva in Consiglio comunale, Eva Karafili, attrice e testimone diretta dell’evento e gli attivisti dell’associazione Passatutti di Bari.
A seguire, a parlare di integrazione saranno Edoardo Garonzi di One Bridge To Idomeni, Ana Estrela dell’associazione Origens di Bari e Caterina Di Fazio dell’Università di Maastricht.
Nella terza parte dell’incontro si rifletterà sui temi dell’accoglienza con il sindaco di Bari Antonio Decaro, l’ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci, il sindaco di Tirana Erion Veliaj e il sindaco di Durazzo Emiriana Sako. A moderare l’incontro la giornalista Annamaria Minunno.
Si ricorda che le celebrazioni riprenderanno in serata, alle 19.30, sul lungomare IX Maggio di San Girolamo, con l’inaugurazione dell’area verde situata al di sotto dell’installazione artistica realizzata nel 2019 da Jasmine Pignatelli, che assumerà il toponimo “largo Sono Persone 8.8.1991”.
Questo spazio pubblico contemplativo appena riqualificato, esteso per circa 300mq, costituisce la cornice che inquadra idealmente la facciata dell’edificio sul quale è installata l’opera d’arte pubblica. Il giardino si compone di una seduta in lamiera traforata che, come un tappeto luminoso, protende nello spazio pubblico le parole incise in codice morse che richiamano i valori dell’accoglienza.
A seguire, alle 20.40, sulla piazza del mare del waterfront di San Girolamo, nel corso di una perfomance artistica sonora di Jasmine Pignatelli, curata dalla sezione Bari dell’A.R.I., sarà effettuato un radio collegamento in codice morse con il nominativo speciale “IR7ZA” rilasciato dal ministero dello Sviluppo economico. Nell’etere suoneranno in morse le parole pronunciate quel giorno dal sindaco Dalfino: “Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”
Infine, sul palco allestito sempre sulla piazza del mare, alle 21.15 andrà in scena lo spettacolo teatrale “La nave dolce”, testo e regia di Daniela Nicosia con Massimiliano Di Corato, prodotto da TIB Teatro.
“La nave dolce” – che si ispira all’omonimo film di Daniele Vicari – racconta del più grande sbarco di migranti mai avvenuto in Italia con un un’unica nave. Lo spettacolo ripercorre in modo evocativo la drammatica vicenda della Vlora, con un testo crudo e immaginifico al contempo in cui lo sviluppo drammaturgico procede attraverso tre voci: quella di chi si mette in viaggio, quella di chi accoglie, quella di chi guarda; per ogni voce una lingua: un idioma italo-albanese, il dialetto pugliese e l’italiano; per ogni lingua: tre punti di vista: un giovane albanese, un barese e un bambino.
Una triangolazione dello sguardo che intreccia le tre prospettive alla ricerca di un impatto emotivo che, senza retorica, solleciti la coscienza collettiva.