Sfruttavano africani per 2,20 euro all’ora in fabbrica di divani: multa da 56mila euro per 2 cinesi (denunciati)
Si trovavano all’interno di un capannone alla periferia Nord di Bari. Già all’alba facevano avanti e indietro, a piedi o in sella ad una bici. Da lì uscivano solo a tarda serata.
21 operai, tra uomini e donne, lavoravano in quel capannone, che i carabinieri hanno scoperto essere una fabbrica per la produzione e la spedizione di divani.
Di questi 21 molti erano cinesi (della stessa nazionalità del padrone, irreperibile perché all’estero) e 8 di loro, invece, africani.
Chi veniva dalla Sierraleone, chi dal Gambia, chi dalla Guinea.
A “recrutarli”, si è poi scoperto, era stato un altro dipendente della fabbrica (anche lui cinese), che aveva loro offerto un posto di lavoro.
Ma più che posto di lavoro, si trattava di vero e proprio sfruttamento.
Degli 8 africani solo la metà era stata assunta con un regolare contratto, ma tutti erano comunque occupati in condizioni di sfruttamento. I poveri disgraziati, infatti, lavoravano 8 ore al giorno per ricevere una paga di 2,20 euro all’ora, quando i contratti nazionali ne prevedono 9.
Mai una visita medica di controllo e mai un corso di formazione sui rischi per la salute e la sicurezza del lavoratore.
Ma, cosa ancor peggiore, erano le condizioni abitative di questi, che vivevano in un seminterrato senza finestre e senza bagno.
Qui erano ammassati in uno stato di totale degrado.
I datori di lavoro non solo sfruttavano lo stato di fragilità delle vittime, che erano costrette ad accettare le sfavorevoli condizioni in quanto bisognosi di inviare denaro alle rispettive famiglie, ma controllavano costantemente le prestazioni lavorative mediante un sistema che registrava i movimenti dei dipendenti, che nel nostro Paese non è lecito.
Il titolare dell’azienda, un uomo di 57 anni, e il caporale al suo servizio, un 41enne con precedenti per reati tributari, sono quindi stati denunciati in stato di libertà.
I due dovranno ora rispondere di sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita, oltre che di omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute in relazione all’impiego, impiego di lavoratori subordinati in nero, violazione delle disposizioni per il contrasto del lavoro, assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno e uso di impianti audiovisivi per il controllo dei lavoratori.
L’attività produttiva della fabbrica è stata sospesa, e ai padroni sono state elevate sanzioni amministrative e ammende per quasi 56 mila euro.