Guerra per i carrelli della spesa all’Ikea (con tentata estorsione): arrestati 3 nigeriani

Ieri pomeriggio i carabinieri hanno arrestato tre nigeriani (padre di 52 anni e figli di 21 e 22 anni) perché accusati di rapina aggravata, lesioni personali e di vari tentativi di estorsione commessi negli ultimi mesi ai danni di un loro connazionale, all’interno del parcheggio di un noto centro commerciale di Bari.
La vittima è un nigeriano di 33 anni che vive nella provincia di Bari con la famiglia e, da 6 anni, ogni giorno si reca nel parcheggio dell’Ikea di Mungivacca dove, come altri suoi connazionali, aiuta la clientela nel trasporto dei carrelli e della merce da riporre all’interno delle auto: il tutto per avere in cambio qualche euro e sbarcare il lunario.
I primi giorni di agosto, nella stazione di Grumo Appula, il 33enne ha denunciato che il 1° agosto, mentre sostava nel citato parcheggio alla ricerca dei clienti, è stato avvicinato dai tre connazionali che, come avevano fatto già in passato, hanno preteso la somma di 10 euro al giorno per consentirgli di racimolare qualche euro aiutando la clientela.
Solitamente il guadagno giornaliero si aggira sui 30 euro e, nel piazzale, vi lavorano una decina di stranieri che versano la loro quota ai tre congiunti.
A tali richieste estorsive, protrattesi nel tempo, la vittima non ha mai ceduto, nonostante le pesanti minacce ricevute.
Tuttavia i tre estorsori, non contenti del fatto che la vittima resistesse al loro potere, proprio mentre quest’ultima stava aiutando un cliente la hanno aggredita colpendola con calci, pugni e un morso, impossessandosi anche della somma di 30 euro, sino a quel momento raccimolata.
Scopo dell’aggressione quello di costringerlo a cambiare zona di lavoro o quantomeno obbligarlo a versare la quota giornaliera di 10 euro.
I militari di Grumo Appula e di Modugno hanno avviato un’indagine e sono riusciti a individuare come del gruppo di stranieri che sosta giornalmente all’interno del parcheggio vi fosse un anomalo comportamento da parte dei tre arrestati che, di fatto, decidono quali connazionali far “lavorare”, trattandosi ovviamente di coloro che soggiacciono alle angherie e versano la quota giornaliera.
I tre sono stati riconosciuti dalla vittima e poi denunciati all’autorità giudiziaria, che ha emesso il provvedimento di carcerazione.
I tre sono ora in carcere.
