BiARCH, presentato il modello del Monumento al Libro progettato da Vincenzo D’Alba
Nell’ambito degli eventi del BiArch – Bari International Archifestival, è stato presentato questa mattina, nel cantiere di restauro dell’ex sede della presidenza della Facoltà di Architettura (via Verrone 21), il modello in scala 1:2 del Monumento al Libro progettato dall’architetto Vincenzo D’Alba e ideato dall’assessora alle Culture Ines Pierucci.
Alla presentazione dell’opera, un setto inciso che mette idealmente in comunicazione la “prima forma” di scrittura con la “prima forma” di architettura, hanno partecipato il professor Luciano Canfora, il sindaco di Bari Antonio Decaro, l’assessora alle Culture Ines Pierucci, il presidente della fondazione Dioguardi Francesco Maggiore, il coordinatore tecnico scientifico di BiArch Alessandro Cariello e il presidente di Ance Bari Bat Beppe Fragasso, responsabile del cantiere di via Verrone.
“Il monumento al libro, che abbiamo da subito condiviso con Alessandro Cariello, coordinatore scientifico del BiArch, rappresenta un axis mundi, un elemento di congiunzione tra terra e cielo, riportando l’attenzione sul valore assoluto che il tema del libro esprime – spiega Ines Pierucci -. La parete è una pagina scritta da attraversare, come nel gesto della lettura, incisa per tutta la sua altezza con segni e memorie grafiche che omaggiano la scrittura sin dai primordiali codici con l’elemento di congiunzione naturale degli alberi che comunicano con il cielo. Ringrazio Vincenzo D’Alba e la Fondazione Dioguardi, nella persona di Francesco Maggiore, per aver valorizzato attraverso quest’opera la cultura classica che, come la scrittura, rappresenta la nostra stessa memoria, la nostra coscienza, senza la quale non avremmo alcuna identità”, conclude l’assessora.
“L’idea del monumento al libro è molto antica – sottolinea il professor Luciano Canfora -: un monumento al libro è la colonna traiana, un gigantesco libro-rotolo che racconta la conquista della Dacia da parte dell’imperatore (attuale Romania), un libro di pietra che al tempo sorgeva non a caso tra due biblioteche, una greca e una latina, volute anch’esse dall’imperatore. Un altro monumento simile, ma meno noto, è nella biblioteca più bella del mondo, la biblioteca vaticana, che quando sorse, sotto Sisto V, non era ubicata dove si trova oggi bensì nel salone sistino, dove i tavoli per la lettura erano circondati da tutti gli alfabeti delle lingue esistenti nel mondo. La coniugazione con l’architettura – prosegue l’illustre docente – è stata giustamente evidenziata a proposito della città antica come città parlante, in cui tutte le pareti recavano delle epigrafi, che non tutti sapevano leggere, ma che alcuni leggevano per conto di altri. Nel Medioevo poi, il libro è scarso ma la cattedrale, di fatto, rappresenta il libro, perché racconta le storie dei santi e del vangelo, le basi stesse della cultura”.
“Non a caso in un libro famoso di Hugo su Notre Dame c’è un capitolo che si chiama “Questo (il libro) ucciderà quello (la cattedrale)”, in cui si racconta di un monaco intento a leggere un libro che guardando una cattedrale riflette sul fatto che una pietra fissa nel terreno è una lettera alfabetica, tre o quattro messe in fila sono una frase… un’intuizione molto acuta. Del resto gli stessi geroglifici sono a metà tra il disegno che raffigura e la parola che esprime. Quest’idea, dunque, si colloca a ragione in questa scia antichissima e nobilissima delle città parlanti”, conclude Canfora.
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Il Monumento al Libro L’opera, progettata dall’architetto e artista Vincenzo D’Alba, si compone di un grande setto in materiali lapidei e calcestruzzo incisi. Lo stesso setto è provvisto di una porta “ideale” che permette di attraversarlo, rompendo la bidimensionalità della “pagina”, per convogliare lo sguardo verso uno spazio interno, intimo e privato costituito da nicchie, che come piccole “stanze” possono essere utilizzabili per attività informative, espositive e per la lettura. Queste nicchie guardano verso un giardino, un hortus conclusus in grado di ritagliare un mondo naturale e privilegiato all’interno della città. La superficie del monumento si pone come quinta teatrale, come emergenza urbana d’intenso valore simbolico e funzionale. Il monumento, infatti, nasce dall’idea di mettere in comunicazione la “prima forma” di scrittura con la “prima forma” di architettura. Una sintesi dove segno, superficie e spazio divengono elementi indissolubili e altamente espressivi. Questo muro si presenta come il più irreversibile evento dell’architettura che ha permesso, dalla preistoria a oggi, attraverso la sua superficie, di ospitare la narrazione, di simboleggiare il mistero e di custodire la tecnologia. I segni grafici sono alcuni riferiti alla scrittura cuneiforme, altri alla scrittura bustrofobica fino ad arrivare ai geroglifici e alle parolibere. Il tutto tenuto assieme da una assoluta astrattezza e composto secondo la “vertigine” dell’horror vacui. Il progetto del Monumento al Libro s’inserisce nel più ampio programma delle attività che la Fondazione Gianfranco Dioguardi ha programmato nel corso del 2021 per celebrare il trentennale della sua istituzione, voluta da Gianfranco Dioguardi con lo scopo di onorare la memoria dei genitori e di promuove proprio la diffusione dei libri, della lettura e delle biblioteche. L’opera è esposta come modello, in scala 1:2, nel cantiere di restauro dell’ex sede della presidenza della Facoltà di Architettura (via Verrone) eseguito dall’impresa Garibaldi Fragasso. L’iniziativa, curata da Vito Lamberti e Francesco Maggiore, s’inserisce nell’ambito delle attività promosse dal programma “Cantiere-evento” per il BiArch. Riduci