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STORIE
Home›STORIE›La Chiesa Russa di Bari e San Nicola in un convegno tra storia, architettura e culto

La Chiesa Russa di Bari e San Nicola in un convegno tra storia, architettura e culto

di Redazione
7 Settembre 2019
Bari
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Due Chiese, un Santo, una Città. Così si presenta la Città di Bari (o Bar-Grad, per quelli dell’Est), oggi nel mondo.

Impossibile per i baresi elidere il rapporto che dura da mille anni con San Nicola, il santo taumaturgo venuto dal mare che paternamente protegge e benedice i pellegrini di ogni latitudine. San Nicola (o Nikolaos), è difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie, protettore delle fanciulle che si avviano al matrimonio, dei marinai e ancor più dei bambini.

E così, il Santo, vescovo di Myra, ogni anno vive nella città pugliese due momenti di grande intensità e partecipazione: a dicembre, in occasione della sua ricorrenza, e a maggio, a ricordo della traslazione dalla Licia, terra d’origine e l’arrivo a Bari su una caravella in quel lontano 1087.

Nonostante le scarse informazioni certe sulle sue origini, sulla sua vita, vissuta attorno nella seconda metà del 200 dopo Cristo nell’attuale Turchia, allora Impero Romano, Nikolaos ha lasciato una grande impronta religiosa in quelle terre dell’Est. Tracce di pellegrinaggi cristiani sulla sua tomba, nella Basilica della città di Myra, sono presenti già nella seconda parte del primo millennio. Qui riposarono infatti le sue spoglie fino alla traslazione.

La desolazione delle rovine della basilica di VIII secolo in cui furono inizialmente conservate i resti mortali di San Nicola spinse notabili russi a dare avvio ad una raccolta di fondi per restaurare la Basilica di Myra. Una serie di difficoltà impedirono, però, l’acquisto dei terreni in Turchia e pertanto i fondi furono ridestinati alla creazione di un centro di pellegrinaggio a Bari, per accogliere i fedeli provenienti dalla Russia. Ma dove?

Siamo agli inizi del ‘900. Nella storia urbanistica della città di Bari i quartieri di San Pasquale e Carrassi non hanno un posto di rilievo. Lo sviluppo della produzione industriale nella città nel primo Novecento provoca una modifica significativa della geografia della città con la formazione delle periferie, dove sui terreni al di là della ferrovia si realizzano i nuovi quartieri periferici.

Così, nel 1911, furono acquisiti i terreni dalla Società Ortodossa di Palestina con sede a San Pietroburgo e un Comitato di supervisione affidò la progettazione del complesso barese della Chiesa Russa all’architetto Aleksej Viktorovič Ščusev.

Nell’anno successivo il progetto fu approvato dallo zar Nicola II. Ščusev, più volte a Bari per seguire i lavori, diventò successivamente l’architetto dell’Unione Sovietica. Tra le opere successive alla Rivoluzione, il Mausoleo di Lenin nella piazza Rossa di Mosca.

Poiché l’obiettivo dell’iniziativa era quello di garantire ospitalità ai pellegrini russi, la costruzione iniziò nel 1913. Il progetto di Ščusev della Chiesa Russa si rifaceva alle antiche tradizioni costruttive di Novgorod-Pskov, città della Russia del Nord. Grande cura fu dedicata al progetto, con livelli di attenzione al dettaglio che non tralasciarono nulla, dai cicli di decorazioni parietali dell’aula liturgica e degli ambienti di rappresentanza, al mobilio, fino ai particolari più minuti dei serramenti, come del resto era prassi in quegli anni.

Nel 1914, con l’ingresso della Russia nella Prima Guerra Mondiale, i contatti fra Bari e Mosca furono ridotti sensibilmente e non fu più possibile trasferire in Italia risorse e materiali da costruzione, oltre che arredi sacri, di cui il complesso fu, dunque, inizialmente sprovvisto.

La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 comportò inoltre la mancata realizzazione dei cicli pittorici e musivi previsti, poiché gli artisti di altissimo profilo coinvolti nel progetto barese, morirono durante le ribellioni o furono esiliati.

La particolare storia del monumento, la sua unicità in Italia, unita alla grande devozione per San Nicola dei fedeli cristiani ortodossi dei paesi dell’Est, unito al secolare pellegrinaggio da Russia, Ucraina, Bielorussia, Bulgaria, Romania, Serbia, Romania, ha favorito per la prima volta a Bari la realizzazione di una iniziativa di conoscenza comune alle due fedi cristiane che non ha precedenti nella storia di questo luogo di culto e di pellegrinaggio.

Tale complesso monumentale rappresenta, infatti, un importante patrimonio, non solo della storia e della tradizione ortodossa, ma anche del nostro territorio pugliese.

L’iniziativa, curata del Politecnico di Bari, vedrà coinvolti i docenti del Dipartimento dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Poliba, studiosi russi, esperti dell’architettura e cultura ortodossa. Particolarmente efficace si è dimostrata la collaborazione e i contributi forniti da ricercatori e studiosi russi che hanno approfondito gli aspetti storici, architettonici ed artistici dell’opera, realizzata dall’arch. Ščusev.

Per queste ragioni è stata promossa per giovedì, 12 settembre 2019, ore 9, la Giornata di studio “L’Architettura del Complesso monumentale della Chiesa Russa di Bari, Il progetto di Aleksey V. ŠČUSEV. Storia, costruzione, iconografia, culto”.

L’evento si terrà nell’Aula Magna “Domus Sapientiae” del Dipartimento dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura (DICAR) del Politecnico di Bari (campus universitario).

Nel corso della Giornata di studio verranno presentati sia i risultati di ricerche e studi di docenti e ricercatori del Dipartimento DICAR del Poliba, che hanno approfondito gli aspetti documentari, archivistici ed urbanistici utili a chiarire l’inserimento e l’evoluzione che l’opera ha prodotto nel contesto socio-culturale della città, sia quelli degli studiosi russi, che hanno approfondito gli aspetti storici, architettonici ed artistici dell’opera.

L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bari e consentirà agli iscritti all’ordine, che parteciperanno alla Giornata di Studio, di acquisire dei CFP.

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TagsCarrassiChiesa russapolitecnico di bariSan Nicola
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