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LA CITTÀ
Home›LA CITTÀ›Parte “Tenersi, lasciare”, il progetto (con un occhio alle periferie) di visione/azione sull’arte del teatro

Parte “Tenersi, lasciare”, il progetto (con un occhio alle periferie) di visione/azione sull’arte del teatro

di Redazione
11 Novembre 2019
Bari
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Partirà il prossimo 19 novembre “Tenersi, lasciare”, il progetto (nato nell’ambito della stagione teatrale comunale) pensato per i giovani e gli adulti della Città di Bari e che si svilupperà nei quartieri Libertà, San Paolo, Madonnella e Borgo Antico.

“Tenersi, lasciare” si rivolge in particolare a chi non ha mai vissuto davvero l’esperienza dell’ascolto e della visione di una messa in scena. Ma non per questo non è capace di immaginare, riflettere, inventare. E condividere.

Il progetto si svilupperà in 4 sedi diverse: l’Istituto comprensivo Don Bosco (quartiere Libertà), la Fondazione Hiovanni Paolo II (quartiere San Paolo), Casa delle Donne del Mediterraneo (quartiere Madonnella) e Centro servizi per le famiglie San Nicola (Bari vecchia).

Tre i moduli da seguire: accompagnamento e visione degli spettacoli, funzionamento della macchina teatrale e laboratorio attivo.

Il primo modulo (Guida alla visione) concerne l’accompagnamento alla visione. Sono stati scelti tre spettacoli nel ricco cartellone della stagione teatrale 2019/20 del Comune di Bari e messi in connessione con altrettanti temi che saranno sviluppati negli altri moduli di lavoro. Saranno affrontati il lavoro delle compagnie, i testi, i compiti della messa in scena e svelato il meccanismo della produzione e della confezione di uno spettacolo. Gli spettacoli selezionati sono “I sogni di Leonardo” di Elisa Barucchieri, “Si nota all’imbrunire” con Silvio Orlando e “La gioia” di Pippo Delbono.

Il primo modulo attiene più nello specifico a una dimensione didattica, ma non è solo questo. Serve a mettere in relazione gli spettatori con le compagnie e poi direttamente con gli autori. Ma, soprattutto, serve a creare una connessione virtuosa tra i cittadini e la città, e la sua vita culturale.

Il secondo modulo (la macchina teatrale) indaga il teatro come dispositivo, medium, strumento, macchina. Come funziona il teatro? Cosa fa? Un uomo attraversa uno spazio vuoto, qualcuno lo osserva. Questo, dice Peter Brook, è teatro. E poi? Che cosa succede davvero? Come nasce uno spettacolo teatrale? Esiste forse un’unica strada per arrivare alla messa in scena? Questa parte del progetto è strutturata come una sorta di conferenza-spettacolo in cui, attraverso il lavoro degli operatori, la teoria si intreccia continuamente al lavoro pratico per rendere chiaro e leggibile ciò che una compagnia teatrale fa nel suo percorso verso la messinscena, usando una lingua fatta di segni differenti e che si avvale di proiezioni, citazioni, passaggi interattivi e veri e propri momenti di performance che accadono lì, d’improvviso. Proprio nello spazio del lavoro. In questo modo gli spettatori si avvicinano al fatto teatrale, vengono spinti dentro al suo stesso compiersi.

Infine, il laboratorio attivo. I partecipanti sono qui chiamati ad agire. Alzarsi in piedi, muoversi, vincere il disagio del proprio corpo, dello spazio, della propria voce. I partecipanti sono chiamati a entrare nel gioco del teatro, che è un gioco vero e dunque molto serio, a volte duro e sempre imprevedibile. Si tratta di piccoli esercizi che hanno al centro la questione della presenza. Dell’esserci. Come si abita pienamente uno spazio? Cosa significa l’ascolto? Ascolto di sé, degli altri, del luogo. Saranno vere e proprie sedute di allenamento. 

A Libertà si lavorerà su giovani e adulti, al San Paolo e nella Città vecchia solo con adulti, a Madonnella con donne straniere.

​I laboratori (gratuiti) partiranno il 19 novembre e si articoleranno in 6 incontri per quartiere, una volta al mese, per 20 partecipanti, che potranno assistere gratuitamente ad alcuni degli spettacoli del cartellone della stagione del Piccinni. Ne nascerà poi una produzione, a cui parteciperanno come attori alcuni degli allievi.

​Come diceva Peter Brook, il segreto sta nell’essere saldamente presenti in sé stessi e al contempo morbidi nell’accogliere quello che accade nel momento. “Tenersi forte e lasciarsi andare con dolcezza”. Ecco perché, Tenersi e Lasciare.

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TagsInes PierucciPeriferieProgettoTeatroTenersi lasciare
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