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STORIE
Home›STORIE›Chi era Santo Stefano, il primo martire della Cristianità

Chi era Santo Stefano, il primo martire della Cristianità

di Redazione
26 Dicembre 2019
Bari
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Il 26 dicembre di ogni anno la Chiesta cattolica celebra Santo Stefano (quella ortodossa lo festeggia invece il giorno dopo, il 27). Stefano, secondo quanto raccontato nel Nuovo Testamento, è stato protomartire, cioè il primo martire del cristianesimo. 

Intorno al 36 d.C., infatti, fu accusato di blasfemia dal Sinedrio e condannato alla lapidazione.

Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, proprio colui che in seguito divenne San Paolo.

Stefano in greco ha il significato di “coronato”. È patrono dei diaconi. Suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli, ed è il patrono di tagliapietre e muratori.

Del grande e veneratissimo martire Santo Stefano si ignora la provenienza: si suppone che fosse greco. Ma si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica. Certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e, viste la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.

Il giorno di Santo Stefano è festa nazionale non solo in Italia (dal 1947, ndr), ma anche in Austria, in Croazia, in Danimarca, in Germania, in Irlanda, in Romania, a San Marino e nella Svizzera italiana.

Il motivo del giorno festivo in Italia, non richiesto dalla Chiesa cattolica nonostante la fama del Santo, è da ricercarsi nell’intento di prolungare la vacanza del Natale, creando due giorni festivi consecutivi. Cosa che accade anche nel caso del Lunedì dell’Angelo, cioè Pasquetta, festa non religiosa, ma che vuole solo allungare la Pasqua. Prima del 1947 le due giornate erano giorni lavorativi, con le banche e gli uffici aperti.

Stefano, venerato come santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, fu il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo.

È possibile fissare con una certa sicurezza la data della sua morte per la modalità con cui avvenne: il fatto che non sia stato ucciso mediante crocifissione (ovvero con il metodo usato dagli occupanti romani), bensì tramite lapidazione, tipica esecuzione giudaica, significa che la morte di Stefano è avvenuta nel 36 d.C., durante il periodo di vuoto amministrativo seguito alla deposizione di Ponzio Pilato, il quale si era irrimediabilmente inimicato la popolazione per l’eccesso di violenza usata per sedare la cosiddetta rivolta del monte Garizim. 

In quel periodo a comandare in Palestina era quindi il Sinedrio, che eseguiva le condanne a morte tramite lapidazione, secondo la tradizione locale.

In particolare, nella Bibbia è scritto che Stefano si inimicò alcuni liberti, cosiddetti probabilmente perché discendenti di quegli Ebrei che Pompeo aveva schiavizzato (69 a.C.) e che poi avevano ottenuto la libertà.

In un discorso tenuto nel 425,  sant’Agostino riferisce che, subito dopo il ritrovamento a Gerusalemme del corpo di Santo Stefano, nel 415, iniziarono a verificarsi miracoli nei suoi luoghi di culto. Ci parla dell'”antichissima memoria di Santo Stefano” esistente ad Ancona fin dall’epoca del martirio, sorta in seguito all’arrivo in città di un marinaio che avrebbe assistito alla lapidazione del protomartire, e ne avrebbe testimoniato la fede e il coraggio; e viene pure citato un luogo di culto africano del Santo: Uzala, nei pressi dell’odierna Tunisi.

Si racconta che molti miracoli sarebbero avvenuti semplimente toccando le reliquie, addirittura solo attraverso il contatto con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo per cui il numero delle reliquie supera la realtà anatomica di un corpo umano: a Venezia (una leggenda narra che nella chiesa di Santo Stefano vi sia tutto il corpo del santo), Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ravenna, ma soprattutto a Roma, dove nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella basilica di San Paolo fuori le mura, un braccio nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, un secondo braccio nella chiesa di San Luigi dei Francesi, un terzo braccio nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere; inoltre quasi il corpo intero nella basilica di San Lorenzo fuori le mura.

Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.

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