Cosa c’è nel piatto? L’invito di Greenpeace a “giocare” con la ‘Mistery Food Box’ e scoprire l’impatto ambientale dei nostri cibi

Gli schermi televisivi pullulano di chef e aspiranti chef, mentre migliaia di persone scendono in piazza in difesa del Pianeta.
Greenpeace oggi ha invitato i cittadini di 18 città, tra cui Bari, a giocare con “Mistery Food” per ricordare che tra queste due realtà c’è una connessione diretta, che passa per i nostri piatti, per le nostre scelte alimentari e, soprattutto, per le scelte politiche ed economiche di istituzioni e aziende.
In corso Vittorio Emanuele è stato allestito un set ispirato alle note competizioni culinarie televisive, che ha accolto i passanti, invitati a indovinare gli ingredienti dei piatti esposti giocando con una mistery food box per scoprire gli ingredienti nascosti.
Un gioco – molto serio in realtà – per svelare gli impatti ambientali che si nascondono dietro le nostre scelte: l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi, la deforestazione legata alla produzione di carne e mangimi, la drammatica riduzione delle popolazioni ittiche a causa della pesca industriale.
In tutte le “mistery food box” c’era un termometro a indicare la grande sfida del nostro tempo, i cambiamenti climatici, ai quali il comparto agro alimentare contribuisce per il 25% in termini di produzione di gas serra, con una parte consistente da attribuire al sistema di produzione di carne, latte e derivati. Una percentuale già troppo alta e destinata ad aumentare se non si interviene con decisione.
I volontari di Greenpeace hanno regalato ai passanti l’Eco-menu: una guida pieghevole con 10 consigli pratici per una spesa amica del Pianeta, invitandoli ad unirsi a loro nell’appello comune “Non Mangiamoci il Pianeta”.
Per firmare la petizione cliccare sul link di seguito: Il pianeta nel piattole
Le foto sono di Mario Nuzzi.
